TREND NEGATIVO PER L’IMPORTO DELLE PENSIONI. RASSEGNA STAMPA

Pensioniultime novità: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero del Lavoro riguardo l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione ci conferma il trend negativo per l’importo degli assegni.

questi valori sono ancora in calo, un trend negativo iniziato più di 10 anni fa e che non accenna a fermarsi. E se a questo ci aggiungiamo che l’emergenza da COVID-19 e la crisi economica correlata potrebbe abbassare ulteriormente gli importi delle pensioni capiamo perché la situazione è piuttosto preoccupante.

Per chi non lo sapesse, i coefficienti di trasformazione sono quei valori utilizzati nel calcolo contributivo della pensione, ovvero per quella quota di contributi maturata dopo il 1° gennaio 1996 (o il 1° gennaio 2012 per coloro che entro il 31 dicembre 1995 hanno maturato 18 anni di contribuzione). Grazie ai coefficienti di trasformazione il montante contributivo accumulato dal lavoratore si traduce in pensione; per questo motivo, più il coefficiente è elevato e maggiore sarà l’importo della pensione. A tal proposito, la Legge Fornero ha introdotto un meccanismo che premia i lavoratori che escono più tardi dal mercato del lavoro: più è alta l’età del lavoratore, infatti, e maggiore sarà il coefficiente di trasformazione applicato.

In Gazzetta 147/2020 troviamo la quinta revisione dei coefficienti di trasformazione da quando questo strumento è stato introdotto nel 2019; da allora ogni modifica è stata in negativo e lo stesso vale per quella valida per il biennio 2021/2022

Ad essere svantaggiata, quindi, saranno coloro che andranno in pensione nei prossimi due anni, i quali riceveranno un assegno inferiore a chi invece ci andrà entro la fine del 2020. La differenza sulla pensione annua in realtà è minima, ma se guardiamo il trend iniziato nel 2009 ne risulta che da allora l’assegno annuo di pensione ha subito un taglio del 12%.

L’unica soluzione per non essere danneggiati da questo sistema è quella di restare più anni a lavoro, così che sul montante contributivo venga applicato un coefficiente di trasformazione più favorevole. Il coefficiente massimo, come si può vedere dalla tabella precedente, si applica infatti per coloro che restano a lavoro fino ai 71 anni.

https://www.money.it/pensioni-taglio-assegno-2021-2020-chi-penalizzato

 

Le pensioni degli italiani saranno più basse causa coronavirus?

La rivalutazione sarà sempre più bassa causa COVID-19; questa, infatti, è pari alla media delle variazioni del PIL nell’ultimo quinquennio e di conseguenza ci saranno dure conseguenze adesso che per il PIL del 2020 è stimato un calo vicino al 9%.

È vero che grazie alla riforma del 2015 il tasso di rivalutazione del montante contributivo non può comunque essere inferiore a 1 (quindi non può mai essere negativo), ma in ogni caso l’attuale situazione economica rischia di paralizzare questo processo per un bel po’ di anni rendendo l’importo della pensione futura più basso di quello atteso.

Una possibilità che ha subito messo in moto i sindacati i quali hanno chiesto al Governo di individuare una soluzione affinché coloro che lasceranno il lavoro nei prossimi anni non siano penalizzati dalla crisi economica provocata dall’emergenza epidemiologica. Ma a difendere questo meccanismo, e a spiegare perché non va rivisto, è Elsa Fornero, colei che rimarrà famosa per la riforma attuata nel 2011.

Secondo le stime riguardanti l’impatto che la crisi economica avrà sul coefficiente di rivalutazione del montante contributivo, per coloro che andranno in pensione tra il 2023 e il 2030 ci sarà una riduzione lorda dell’assegno futuro che potrebbe superare il 4%.

Ma questo numero, qualora la situazione economica non dovesse migliorare, è destinato persino ad aumentare con la conseguenza che contributi maturati dal lavoratore che non verranno rivalutati per diversi anni. Infatti, in base a quanto stabilito da un decreto del 2015, è vero che la rivalutazione del montante contributivo dei futuri pensionati non può comunque scendere sotto all’1% (anche in caso di variazione negativa del PIL), ma allo stesso tempo il provvedimento prevede anche che le differenze debbano essere recuperate negli anni successivi.

Pare ovvio, quindi, che la crisi economica avrà ripercussioni sulle pensioni future con i sindacati che chiedono almeno di sterilizzare il calcolo dei futuri assegni contributivi dal crollo del PIL. Ma Elsa Fornero non è d’accordo e difende il meccanismo introdotto dalla Legge Dini.

Secondo la Fornero se la crescita del PIL è negativa, significa che chi lavora si sta impoverendo ed è per questo che è giusto che sia lo stesso anche per chi va in pensione.

https://www.money.it/Pensioni-Fornero-favorevole-taglio-assegni